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La Città d’ORO: El Dorado

El dorado, il mito della città d’oro. In un recente articolo avevamo parlato di Z la città perduta, stavolta invece ci soffermiamo meglio su di un mito o società che sono state per secoli il chiodo fisso dei conquistadores: El Dorado.

In teoria è un luogo leggendario interamente ricoperto d’oro e pietre preziose, di infinita ricchezza che si ricollega a tutte o quasi, le teorie esoteriche su di una città d’oro che custodisce un antico sapere.
Una precisazione va integrata sul fatto che la scoperta del nuovo mondo ha soltanto rafforzato la credenza di una città d’oro, infatti ancora prima della scoperta dell’America ad opera di Cristoforo Colombo, culture più antiche ed euroasiatiche credevano alla sua esistenza, che veniva identificata, come l’Eden o il Paradiso Terrestre.
Tra i nomi delle varie personalità che hanno fatto di questo mito una vera e propria leggenda non possiamo non citare: Juan Ponce de León, che nel 1513 cercò in Florida la fonte dell’eterna giovinezza ubicata secondo la credenza a El Dorado.
Hernán Cortés e Francisco Pizarro, due dei più famosi e sanguinari conquistadores, che a tratti credettero di essere arrivati ad El dorado, ma successivamente dopo aver razziato e distrutto l’impero Inca ed Azteco, continuarono imperterriti nella ricerca di tesori ancora più grandi e città sempre più ricche.
La Notizia di queste fantomatiche ricchezze non tardò ad arrivare anche in Europa, e perfino i banchieri tedeschi i Welser, decisero di metterci le mani in pasta. Chiesero e ottennero all’Imperatore Carlo V, i diritti di sfruttamento delle risorse naturali delle colonie situate nel Venezuela, a garanzia di un prestito di 141mila ducati, necessari per finanziare la Campagna di Carlo V e la sua ascesa al Sacro Romano Impero.
Durante questo periodo varie furono le testimonianze e spedizioni alla ricerca della fantomatica città d’oro, lo stesso pittore fiammingo Alberecht Durer, dopo aver visto una nave proveniente dal Messico e arrivata al porto di Siviglia, non poté fare a meno di dipingere ciò che aveva visto e annotare le sue parole nel suo diario personale: “Non ho mai visto prima d’ora cose così meravigliose e preziose portate al re dalla nuova terra,” la definisce “la Terra d’Oro”, raccontando le meraviglie: “Un sole lungo più di un braccio, interamente d’oro, una luna in argento massiccio della stessa lunghezza… tutti più belli di qualsiasi meraviglia!”.
Queste testimonianze, come ho detto prima, furono la miccia che accese l’interesse degli uomini europei per la città d’oro, creando una vera e propria corsa all’oro: conquistadores, avventurieri, pirati, navigatori si gettano alla ricerca di questa favolosa, mitica “EL DORADO” saccheggiando, distruggendo ognuno a suo modo al loro passare templi, villaggi, intere città.
La nostra storia arriva al culmine di razzie e lotte di potere con questi tre conquistadores spagnoli: Gonzalo Jiménez de Quesada e Sebastian de Belalcazar, conobbero la storia di un capo indigeno che si immergeva in una laguna ricoperto da olio e polvere d’oro e infine gettava in sacrificio grosse quantità di manufatti creati in oro nel fondo della laguna. In quel periodo fu coniato il termine “El indio Dorado”, abbreviato in El Dorado, a indicare il sovrano indio coperto di polvere d’oro. La laguna era Guatavita, nelle vicinanze della attuale città di Bogotà. Successivamente l’El Dorado fu cercato nelle profondità della selva amazzonica dall’esploratore Francisco de Orellana, ma non fu mai trovato. Altro nome famoso, Francisco Vazquez de Coronado cerco a lungo la Città di Cibola ritenendola “EL Dorado” stavolta però nell’America settentrionale, senza mai trovarla.
Ai giorni nostri si cerca ancora la città d’oro e contrariamente alle aspettative ci sono nuovi sviluppi, a partire dalla ricerca della località di Paititi, da alcuni ritenuti la vera El Dorado. La prima spedizione è citata nell’articolo precedente su Percy Harrison Facwett.
Più recentemente invece nel 2001 l’archeologo Mario Polia ha scoperto, negli archivi Vaticani delle lettere del Missionario Andrea Lopez che raccontava di una ricchissima città, nascosta nella selva a 10 giorni di cammino da Cuzco, vicino ad una cascata che si chiama Paititi. Delle storie sostengono che l’archeologo abbia chiesto maggiori informazioni e documenti, e che abbia informato il papà sull’esatta ubicazione della città, ma il pontefice almeno a quanto scrivono queste leggende non ha dato risposte sull’argomento.
Ultimamente le ricerche si sono maggiormente concentrate in Perù e più precisamente nell’Amazzonia peruviana. Recenti sviluppi fanno credere che non fosse solo una la città d’oro ma molteplici ed in luoghi diversi. E questo spiegherebbe i diversi miti e giustificherebbe le loro differenze. Sono stati scoperti grazie ad immagini satellitari e fotografie aeree, un insieme di geoglifi riconducibili al mito di El dorado tra il Brasile e la Bolivia nel 2010.

 

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