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La tomba perduta di Alessandro il Grande

Come può essere cancellato improvvisamente dalla storia un luogo simbolo e oggetto di venerazione per secoli? Dov’è la tomba di Alessandro Magno?

Non avremmo trovato parole più adeguate per descrivere Alessandro il Grande di quelle Alfonso Reyes, scrittore, poeta e diplomatico messicano che lo descrive come un “principe greco e barbaro, occidentale e orientale, chiaro e misterioso, benigno e crudele; sicuramente per metà pazzo e non soltanto agli occhi del suo maestro Aristotele; prodigo di umanità e creatore di popoli, capace di trascinare le sue truppe per modo di un’orgia militare senza oggetto né termine definito, come per il gusto delle emozioni meravigliose, attraverso insospettate regioni; che inventò con le sue catapulte da assedio la spaventosa tecnica delle preparazioni di artiglieria e che piangeva poi di orrore di fronte ai suoi massacri.”
Una personalità complessa e carismatica, capace di tutto nel bene e nel male, un uomo che in soli dieci anni è riuscito a creare uno dei più grandi imperi del mondo antico, i cui confini si estendevano dal Mar Ionio fino all’Himalaya.
I suoi grandissimi successi sono celebri: in tanti hanno scritto di lui e ci hanno tramandato le sue gesta, da Flavio Arriano, storico di Nicomedia, a Quinto Curzio Rufo, storico romano, a Plutarco di Cheronea e Diodoro Siculo, storici greci, fino al più recente Valerio Massimo Manfredi; ma nessuno conosce il luogo dove questo leggendario condottiero riposa dal 323 a.C..
Alessandro morì a 33 anni, molto probabilmente ucciso da una forma di malaria a Babilonia, anche se molte sono le ipotesi sulle cause della sua morte: l’avvelenamento da parte dei figli di Antipatro, suo luogotenente, o da parte dell’amatissima moglie Roxane, o una ricaduta della malaria che aveva contratto nel 336 a.C., un eccessivo abuso di alcool durante una cena o anche tifo addominale.

La maggior parte degli studiosi ritiene che il corpo mummificato di Alessandro possa essere stato portato da Babilonia in Egitto da Tolomeo I, suo amico e generale, e sepolto inizialmente nella necropoli di Saqqara, 30 km a sud della città di Il Cairo e in seguito trasferito in un grandioso mausoleo ad Alessandria d’Egitto, città da lui fondata, ubicato in un grande complesso oggi andato distrutto. Per sette secoli la sua tomba fu oggetto di venerazione e di culto: Cesare, Ottaviano Augusto, e Caligola (che si impadronì della sua armatura) gli resero omaggio, fino a quando Tolomeo X, in difficoltà economiche, avrebbe dato l’ordine di fondere il sarcofago del sovrano macedone che era in oro massiccio e di rimpiazzarlo con un altro di vetro. Infine l’imperatore Settimio Severo fece sigillare il sepolcro affinché il sonno dell’eroe non venisse più disturbato. In pochi anni però la tomba cadde nell’oblio, ma non ci è dato sapere il motivo: forse le guerre, gli eventi naturali, l’urbanizzazione selvaggia, fatto sta che in poco tempo la gente dimenticò anche dove si trovasse il mausoleo. Molti archeologi hanno cercato di identificare il luogo esatto dove un tempo si ergeva, anche seguendo le indicazioni di diversi storici antichi, come Strabone. Alcuni invece, come Zahi Hawass, ritengono che la mummia del re macedone sia stata messa in salvo durante un’invasione o per sottrarla ad alcuni cristiani che volevano distruggerla (in quanto il rendere omaggio a Alessandro era considerato rito pagano), e si trovi quindi tra i numerosi corpi nella “valle delle mummie dorate”, presso l’oasi di Bahariya (dove si trovano anche i resti di un tempio a lui dedicato). Ufficialmente il corpo del grande Alessandro è andato perduto.
Recentemente, nel 2014, un team di archeologici, guidato da Katerini Peristeri, archeologa greca, ha portato alla luce una gigantesca tomba in marmo del 4° secolo a.C., ad Anfipoli, in Macedonia, 100 km a est di Tessalonica. Strutturalmente è molto simile al sito funebre dove (almeno fino a qualche anno fa) si riteneva fosse sepolto il padre di Alessandro, Filippo II, a Vergina, a ovest di Tessalonica e ciò ha fatto subito collegare questo luogo al condottiero macedone.
Gli archeologi sono rimasti a bocca aperta appena entrati nella tomba: si sono ritrovati la strada sbarrata da due enormi cariatidi, conservate perfettamente, con un braccio teso a impedire, anzi, scoraggiare l’ingresso a chiunque, ma fin da subito è stata chiara l’incertezza sull’ipotesi che in quel luogo potesse riposare Alessandro, infatti tutti gli storici sono concordi: il corpo è stato portato da Babilonia in Egitto.
Allora di chi sono i resti ritrovati all’interno della tomba? A chi è dedicata tutta questa grandezza?
Probabilmente si tratta proprio del padre di Alessandro, Filippo che probabilmente fu trasferito qui da Vergina e quindi i resti ritrovati nella tomba che si credeva fosse del padre, forse appartengono a qualcun altro, magari un generale di Alessandro stesso, anche se recenti studi hanno avvalorato la tesi che il corpo trovato nella tomba di Vergina sia molto somigliante per età e dettagli fisici al vecchio re.

Quindi chi fu sepolto nella grande e maestosa tomba di Anfipoli? Un’altra ipotesi è che all’interno del monumento riposi Efestione, intimo amico di Alessandro, consigliere, generale, confidente, forse anche amante, sicuramente la persona di cui si fidava di più, tanto da proclamarlo suo vice. Aristotele, loro maestro, riferendosi al rapporto tra i due, parlò di “… una sola anima dimorante in due corpi”. Efestione morì un anno prima di Alessandro, nel 324 a.C., ad Ecbatana, trascinando il re in una profonda disperazione. Per il dolore fece radere al suolo dei villaggi limitrofi sacrificando tutti gli abitanti in onore dell’amico, si tagliò i lunghi capelli in segno di lutto e per giorni si svolsero dei giochi funebri maestosi, mai visti prima. Inoltre fece costruire vari monumenti in suo onore, così almeno racconta lo storico Plutarco, secondo cui alla morte improvvisa di Efestione, il regnante chiese al suo architetto Dinocrate di erigere dei santuari dedicati al generale in tutto l’impero. All’epoca della sua morte, avvenuta soltanto otto mesi dopo, Alessandro stava ancora progettando l’edificazione di questi grandi monumenti per celebrare la memoria del compagno della sua vita. Quindi non è difficile immaginare che un monumento funebre tanto grandioso fosse destinato al suo fedele amico, anche perché nessuno ci ha più dato indicazioni sui resti di Efestione. Per essere certi sull’identità di questi resti dovremmo aspettare ulteriori indagini ed esami.
Invece una teoria molto fantasiosa e praticamente priva di fondamenti storici vorrebbe che il corpo dell’eroe macedone si trovi a Venezia nella basilica di San Marco. Intorno all’800 d.C. Venezia attraversò un periodo molto difficile, rischiando di perdere il suo potere economico e commerciale e allora l’undicesimo doge, Giustiniano Partecipazio, pensò di trovare un’icona che potesse consolidare l’identità culturale di Venezia. La scelta cadde su San Marco evangelista, con il quale la città aveva un legame strettissimo, infatti il Santo aveva evangelizzato i veneziani diventando il loro patrono ed il loro simbolo. Così il doge incaricò due marinai esperti di andare a recuperare le spoglie del santo che si trovavano ad Alessandria d’Egitto.

Nella chiesetta dove era sepolto San Marco, i due marinai trovarono due tombe anziché una. Non avendo tempo né modo per approfondire di chi fosse la seconda, presero tutti i resti e le portarono a Venezia.
Nel 1811 d.C. si decise di ispezionare le due sepolture e trovarono un corpo completo di testa (ma San Marco morì torturato con il corpo separato dalla testa) e in più trovarono alcune ossa di un altro cadavere. Ci sono dei dettagli che fanno pensare che il corpo sia quello di Alessandro Magno, come il fatto che le tracce del sepolcro di Alessandro in Egitto si perdono proprio nel periodo in cui le spoglie di San Marco furono portate a Venezia e inoltre nella Basilica, in un punto tra le prime due arcate, c’è un bassorilievo bizantino che rappresenta Alessandro Magno che vola in cielo su un carro trainato da due grifi alati. Le similitudini ci sono, ma sono un po’ stentate e a tratti fantasiose, anche se affascinanti.
Uno dei più grandi re ed eroi del mondo antico, amato, onorato e venerato per secoli, come può venire dimenticato da un momento all’altro senza nessuna spiegazione logica? Dove riposa il grande guerriero ellenico? Che fine ha fatto la magnificenza che ha caratterizzato la sua vita? Non lo sappiamo e man mano che passano i secoli le possibilità e le speranze che la verità si riveli si affievoliscono, ma il passare del tempo non diminuirà l’eco delle gesta leggendarie di un uomo che la storia non potrà mai dimenticare.

Fonte per le immagini; Wikipedia, Wikimedia e Pixabay.

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