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Acciaio di Damasco: resoconto di un mistero non ancora svelato

Un mistero mai svelato, una procedura antica ormai persa. Sono queste le premesse per uno degli argomenti più dibattuti: il mitico acciaio di damasco.

È possibile perdere delle conoscenze in possesso ai nostri avi? Come mai ai giorni nostri informazioni importanti e metodi avanzatissimi, sono stati perduti completamente? Probabilmente, a questa domanda solo l’eco della storia può rispondere, ma era necessario fare questa premessa per poter parlare di uno dei materiali più resistenti che sia mai stato forgiato durante l’antichità: l’acciaio di damasco, un materiale talmente duro e resistente da ispirare ogni sorta di leggenda, il cui processo di produzione col passare del tempo è andato perduto e che ad oggi rimane un vero e proprio mistero.

Veniva chiamato “Acciaio di Damasco” per due motivi: il nome della città di Damasco, in cui forse risiedevano gli artigiani che al tempo delle crociate erano in grado di lavorare questo materiale e per il caratteristico motivo ondulato della spada che lo rendeva distinguibile.

Per capire l’importanza ed il perché questo mistero, dal timbro scientifico più che esoterico entra di diritto nel nostro sito, dobbiamo fare una piccolissima premessa storica: i crociati che tornavano dalle guerre in Medio Oriente riportavano resoconti e storie di armi costruite con un acciaio speciale che non aveva eguali in Europa. Dicevano che le spade forgiate con quell’acciaio erano così affilate che riuscivano a tagliare in due un fazzoletto di seta lanciato in aria. Chiamarono quell’acciaio “acciaio di Damasco”.

Era quindi la lega metallica con cui venivano forgiate le armi degli invincibili cavalieri ottomani e la sua composizione è frutto sicuramente di una combinazione di elementi e procedure ben precise che alcuni definirebbero magiche.

Capire la sua storia non è facile, si sapeva solamente che era un tipo di acciaio al crogiolo e che conteneva elementi vegetali, ma non ci fu verso di replicarlo, nonostante i crociati avessero portato nei loro regni dei campioni e delle armi da studiare e far replicare ai loro fabbri.

Attorno a queste particolari armi, sono molte le molte leggende nate a causa delle loro insuperabili prestazioni: si narrava che potessero tagliare la roccia, che potessero essere arrotolate attorno ad un uomo per poi tornare dritte e che restassero sempre affilate.

Secondo quanto riportano le fonti dell’epoca, il segreto delle spade Damasco era da ricercare nel momento della tempratura, cioè del raffreddamento. Si trattava di un processo artigianale che si caricava, al tempo stesso, di numerosi significati magici e alchemici. La ricetta del liquido di raffreddamento di una spada era un altro, importante, segreto di produzione di quei maestri che tramite la loro arte riuscivano ad infondere queste speciali capacità al metallo.

Le spade in acciaio di Damasco venivano raffreddate, secondo le leggende, affondandole nel “sangue di drago” o direttamente nel “cuore di drago”. Secondo questo mito infatti era proprio il sangue di drago a conferire forza e robustezza tali da distruggere le armi dei nemici, (in questo caso i crociati europei).

Questa leggenda rivela un dettaglio forse fondamentale, cioè che il liquido utilizzato per raffreddare le spade durante la forgiatura era rosso, anche se è doveroso ricordare che in altri resoconti il liquido di raffreddamento era di colore verde, dettaglio che potrebbe far pensare ad un’origine vegetale del liquido.

Esistono infatti numerose altre storie sul modo in cui si potevano raffreddare le spade concepite con questo tipo di metallo. Ad esempio, tenendola in mano mentre si sta in sella a un cavallo. Un altro era quello di farla scaldare fino a quando non diventava molto rossa, e poi di farla raffreddare fino a quando non risultava violacea e a quel punto doveva essere immersa nel corpo di uno schiavo muscoloso, in modo da acquisirne la forza.

Studi più recenti invece fanno pensare che l’insolita robustezza era dovuta non alla fase di tempratura e quindi di raffreddamento ma alla fase di forgiatura dove, la maglia, con all’interno la lama in ferro, era inserita nella forgia dove erano posti sia i carboni che degli elementi vegetali. Inoltre il ferro veniva arroventato ad una temperatura un po’ più alta per consentire solo all’esterno della lama di tramutarsi in ghisa e assorbire il carbonio di natura vegetale.

Il processo di tempratura e forgiatura e quindi tutta la produzione erano più un rituale che una vera e propria tecnica.

Al giorno d’oggi alcuni scienziati, pensano di aver svelato l’arcano. Hanno studiato le spade con un microscopio elettronico scoprendo che, la loro forza deriva da nanotubi e nanofili di carbonio realizzati da un minerale chiamato cementite, ma la ricetta originale dell’acciaio di Damasco rimane tutt’oggi un mistero.

 

Fonte per le foto: Wikipedia, Wikimedia

 

 

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