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La Maurrisse de Moret e il mistero legato a Luigi XIV

Intrighi alla corte di Francia. Dopo l’articolo dell’uomo con la maschera di ferro perché non esplorare il mistero della Maurrisse de Moret?

Torniamo a parlare di intrighi alla corte di Francia. Dopo l’articolo dell’uomo con la maschera di ferro perché non esplorare il mistero della Maurrisse de Moret?
Quello della Maurrisse de Moret è un mistero particolare che ancora oggi non smette affascinare ed incuriosire, probabilmente perché legato alla corte di Francia e a Luigi XIV.

La leggenda racconta di una suora di colore che ebbe privilegi reali e visite in convento dai membri più importanti della corte francese. La motivazione ad oggi rimane sconosciuta ma molti sono convinti che lo scopo religioso c’entrasse ben poco e che le continue visite a questa suora fossero da ricondurre a un mal celato legame con la famiglia reale francese, mormorando addirittura che potesse trattarsi della figlia illegittima di Maria Teresa d’Austria regina di Francia, concepita da un rapporto illegittimo con un paggio di colore.

Suor Luisa Maria era una suora scura di carnagione che dalla sua entrata nel convento benedettino di Moret-sur-loing presso Seine-et-Marne, fino alla sua morte nel 1732 aveva ricevuto moltissime visite di personaggi di altissimo rango. Sappiamo da una lettera inedita di Luigi XIV, datata 13 giugno 1685, che il sovrano assegnò anche una pensione alla giovane suora, fatto attestato anche dal registro della segreteria della Casata reale.

Ma partiamo dall’inizio, raccontando un po’ di storia. La corte di Versailles era tra le corti più innovative e particolari del diciassettesimo secolo, lo stesso Luigi XIV amava circondarsi di una corte vasta e ricca di innovazione. Una singolarità che non passava inosservata era la grande quantità di rappresentanti di stati africani con cui il re amava circondarsi. Anche i servi di colore erano molto richiesti da Luigi XIV, questo per celebrare il prestigio internazionale del sovrano, che manteneva costanti relazioni diplomatiche con diversi regni africani. Una precisazione che è importante fare è che, per quanto fossero dei servi alla corte di Francia, essi erano stipendiati come dei servitori di altra nazionalità in quanto, all’epoca, la schiavitù in Francia era proibita. I piccoli bambini africani, portati in Europa, erano un po’ come dei giocattoli per le signore raffinate che li utilizzavano per impegnarsi in un nuovo passatempo, esibendoli alle feste della Corte, nei saloni privati, nelle assemblee mondane.

In un clima così particolare, la regina di Francia era la timida e poco adatta al ruolo Maria Teresa d’Austria. Luigi XIV al contrario era un re che amava particolarmente il lusso, lo sfarzo, i balli, le cerimonie e qualsiasi occasione portasse lustro e festa alla sua corte. Al contrario la regina era devota a Dio ed estremamente riservata.

Il 26 novembre 1664, la regina Maria Teresa d’Austria partorì una bambina battezzata con il nome di Maria Anna che, ufficialmente, morì 10 giorni dopo, a causa delle sofferenze subite durante il parto. “La bimba, che aveva partorito, assomigliava ad un piccolo moro”: è così che la Duchessa de Montpensier, cugina del Re, che assistette al parto, descriveva il neonato nelle sue “Memorie”. Il colore della pelle della bambina non poteva di certo passare inosservato, dato che il parto della regina era un avvenimento pubblico.
Ed è proprio qui che la nostra storia prende forma: negli anni le continue visite dei reali a questa suora di colore e la decisione del re di destinargli una pensione accesero la miccia per i pettegolezzi più coloriti e si cominciò a pensare che la vera identità di Suor Luisa Maria Teresa fosse quella della bambina data alla luce dalla regina. Ma questa storia ha un fondo di verità? Non ci è dato saperlo! Andrè Castelot, noto storico francese sosteneva che la piccola Maria Anna venne semplicemente affidata a una balia ed educata al di fuori della corte, questo per nascondere l’accaduto e soprattutto la sua pelle agli occhi dei più.

Quasi a voler rimarcare le coincidenze di questa singolare storia, l’annoiata regina aveva nel suo seguito un paggio di colore, Naboh, un nano nativo del Dahomey (l’attuale Benin), che si diceva, allietasse la regina, distogliendola dalla noia. La bambina che la sovrana partorì, si dice, avesse la pelle scura come quella del nano e addirittura poco dopo la morte della piccola principessa, il servo di colore Naboh morì in circostanze poco chiare, probabilmente assassinato per cancellare ogni traccia dell’accaduto.

La ipotesi per fare chiarezza su questo mistero sono 3:

  1. L’infedeltà della regina. L’idea che la regina riconosciuta come un modello di virtù e di devozione,  sia stata infedele è priva di fondamento. Inoltre se la suora di colore fosse stata davvero la figlia illegittima della regina, che motivo avrebbero avuto il re o i dignitari di corte di renderle spesso omaggio, andando a trovarla periodicamente e assegnandole una pensione di tutto rispetto? Personalmente sono incline a scartare quest’ipotesi in quanto, secondo gli storici dell’epoca, la regina era molto devota al re ed estremamente innamorata.
  2. L’ipotesi dell’abuso di Naboh ai danni della regina. Anche questa ipotesi è poco credibile: se davvero Naboh avesse abusato della regina, sicuramente non sarebbe rimasto impunito per tutti i nove mesi di gravidanza, per morire soltanto pochi giorno dopo la nascita della bambina. In ogni caso è poco realistico che un paggio abusasse della regina, e non di una comune cortigiana, e l’avvenimento restasse segreto.
  3. La pelle nera. Gli storici oggi suppongono che la bimba nata nel novembre 1664 fosse effettivamente la figlia di Luigi XIV, e che morì davvero un mese più tardi. Inoltre sostengono che la pelle della principessina non fosse nera ma che questo colore sia il frutto di una luce debole e di difficoltà respiratorie al momento della nascita, che l’hanno resa cianotica.

La mia personale interpretazione sulla vicenda è che la suora di colore fosse invece una figura religiosa con presunte capacità divinatorie. È importante sottolineare che a quei tempi superstizione e fede si sposavano in un connubio particolare e proprio Luigi XIV era un sovrano fortemente legato a questi aspetti in quanto riteneva che la sua monarchia e il suo potere gli fossero stati donati direttamente da Dio. Le parole della suora di colore, magari una veggente convertita, proveniente dall’Africa, dovevano aver fatto molta presa sul re che forse aveva trovato in esse dei significati particolari, conquistando in questo modo la sua fiducia e quella della corte. Ciò probabilmente gli valse una certa riverenza e anche dei privilegi non indifferenti, riservati a pochi.

Fonte per le immagini: Wikipedia

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